Patrimonio della società: capitale sociale e riserve.

Patrimonio della società: capitale sociale e riserve

Capire cosa è si intenda per patrimonio netto di una società e perché lo si distingua in capitale sociale, riserve, ecc. è facile, se si schematizza la spiegazione nel modo seguente:

  • Che cosa è il patrimonio netto
  • Come varia il patrimonio netto durante il funzionamento dell’impresa
  • Perché il patrimonio netto deve essere maggiore di zero
  • Il patrimonio netto minimo della società: Capitale sociale
  • Le sotto-voci che compongono il patrimonio netto

 

Che cosa è il patrimonio netto

Il patrimonio netto – come realtà autonoma – non esiste: esso è una misura che indica, in un dato momento, a quanto ammonta il valore contabile della ricchezza “posseduta” da una impresa.

Il valore numerico del patrimonio netto è uguale alla differenza “attività – passività

Si pensi ad una impresa che alla data del 13 marzo abbia attività pari a 11.080.000 Euro e passività per Euro  3.750.000: il patrimonio netto (vale a dire la ricchezza) dell’impresa è uguale a 7.330.000, misura data dalla differenza tra gli attivi (11.080.000) e i passivi (3.750.000).

Come si osserva, non esiste una realtà “patrimonio netto”.

Esistono invece disponibilità monetarie, crediti, scorte, impianti e macchinari, debiti: il patrimonio netto è l’indicatore numerico della ricchezza netta dell’impresa.

Come varia il patrimonio netto durante il funzionamento dell’impresa

Il ciclo di vita dell’impresa nasce con la moneta che i soci promotori immettono per partire e sviluppare l’attività.

Nel corso del periodo di funzionamento l’impresa produce utili o subisce perdite.

L’utile comporta l’aumento del patrimonio netto, la perdita la sua diminuzione.

L’aspetto essenziale da capire è che i componenti del patrimonio nella loro composizione possono variare caoticamente ma, nella loro totalizzazione, la variazione è meno disordinata. L’esempio naturale più efficace è quello dello sciame di api, o dello stormo di uccelli in volo. Le singole api o uccelli si muovono anche disordinatamente nel gruppo, ma l’osservatore coglie nell’insieme che si muove una coerenza di movimento.

Nella figura che segue si mostra un esempio numerico: i valori delle singole categorie di voci cambiano molto di mese in mese: ma la loro totalizzazione, il patrimonio netto (linea gialla) ha un andamento molto meno variabile

Il patrimonio netto aumenta quando l’impresa produce utili; diminuisce quando ci sono perdite.

Il patrimonio netto però può anche essere soggetto a variazioni che vengono dall’ esterno dell’impresa: un esempio di incremento del patrimonio netto da fonti esterne è il versamento di capitale da parte dei soci; un esempio di diminuzione proveniente da fattori esterni è il pagamento di dividendi ai soci, con fuoriuscita di cassa dai confini dell’impresa.

Quando si deciderà di cessare l’impresa, si procederà alla liquidazione degli attivi (incassando i crediti e vendendo scorte residue, macchinari, ecc.) e dei passivi (pagando i debiti): resterà – sperano i soci – una disponibilità finale di cassa che i soci si distribuiranno.

Comprendere queste interazioni può essere difficoltoso per chi si approccia alla materia.

Può essere di grande aiuto l’esempio tabellare illustrato di seguito in cui si mostra, in sequenza, la dinamica del patrimonio netto:

  • Alla costituzione dell’impresa nel suo primo anno di vita
  • Aumento del p.n. in corrispondenza del secondo anno (periodo in cui si inizia l’attività)
  • Diminuzione del p.n. in corrispondenza del terzo anno (i soci vedono che la società perde)
  • Trasformazione del patrimonio in moneta durante la fase di liquidazione, nel quarto anno
  • Distribuzione del patrimonio netto ai soci a conclusione della liquidazione.

La prima figura rappresenta la formazione dell’impresa: i soci versano in cassa le risorse destinate alla società, che in questo primo momento corrispondo esattamente al patrimonio netto.

L’anno successivo l’impresa inizia l’attività, vende e compra, incassa e paga, produce utile, come mostrato nella successiva figura:

Per effetto del conseguimento di utile, il valore del patrimonio netto cresce da 20.000 a 50.000.

 

E’ importante notare, a conferma di quanto descritto in precedenza, che la composizione del patrimonio netto è cambiata: a fine anno 1 il patrimonio era costituito solo da depositi bancari; a fine anno 2 è costituito da banca, crediti e debiti.

Continuiamo l’esempio mostrando il caso di diminuzione di patrimonio netto quando la gestione perde: si veda la seguente rappresentazione.

Nell’ anno 3 si manifesta una perdita di – 10.000 che fa decrementare il valore del patrimonio netto da 50.000 a 40.000.

Completiamo l’esempio con l’ipotesi di cessazione attività e liquidazione, che per schematismo illustrativo abbiamo strutturato in due ulteriori periodi: l’anno 4 di cessazione e liquidazione; l’anno 5 di distribuzione del patrimonio ai soci:

Riassumendo, i movimenti del patrimonio netto nel quinquennio sono stati i seguenti:

Perché il patrimonio netto deve essere maggiore di zero

Negli esempi sino ad ora illustrati, il valore del patrimonio netto è stato sempre maggiore di zero, situazione che si avvera ogni volta che il valore degli attivi sia maggiore dei passivi.

Quanto più il valore del patrimonio netto peggiora, tanto più l’impresa s’indebolisce, ed aumenta il rischio che non sia più in grado di pagare i propri debiti.

L’esplosione della patologia si ha quando il valore dell’attivo è inferiore al passivo, con patrimonio netto negativo fatto che, di norma, è indicatore di una situazione di impossibilità della società di far fronte alla totalità dei propri debiti.

Questa circostanza è gravissima per le società di capitali, dove i soci non rispondono dei debiti sociali, e di norma la legge impone alle società di cessare l’attività quando si manifesta questa situazione, scattando l’obbligo di apertura della liquidazione.

 

Il patrimonio netto minimo della società: Capitale sociale

I soci, in sede di costituzione della società, fissano il “Capitale sociale” da versare, costituito dalle risorse che si impegnano a versare nelle casse sociali.

Di norma il capitale sociale costituisce il valore minimo sotto il quale il patrimonio netto non potrà scendere, superato il quale scattano procedure di sicurezza volte al ripristino dello stesso (mediante nuovi versamenti dei soci) o di obbligo alla cessazione dell’attività.

E’ quindi necessario che l’impresa tenga sotto controllo il valore del patrimonio netto al fine di assumere i provvedimenti che la legge e le regole dell’impresa impongono al superamento dei minimi previsti.

Per l’ennesima volta si sottolinea come sia fuorviante pensare che nelle imprese ci sia “cassa” vincolata corrispondente al valore del capitale sociale.

 

Le sotto-voci che compongono il patrimonio netto

L’utile prodotto dalle imprese concorre ad incrementare il patrimonio netto.

Se non si effettuano operazione sul capitale, quali ad es. distribuzione di utili (dividendi), l’ effetto è cumulativo: l’utile di ogni anno si somma al patrimonio netto dell’ anno precedente.

La legge e le stesse società fissano regole per le operazioni riguardanti il patrimonio netto.

Si è già visto, ad esempio, che il “Capitale sociale” è una parte di patrimonio netto indisponibile: se il patrimonio netto scende al di sotto del capitale sociale si deve liquidare l’impresa ovvero i soci immettono risorse per ripristinare la parte erosa.

I soci (ed in alcuni casi la legge) possono però fissare delle regole per rafforzare la solidità dell’impresa e vincolare l’utilizzo degli utili conseguiti.

Ad esempio, la legge nazionale stabilisce per le società di capitali l’obbligo di allocare il 5% dell’utile d’esercizio in apposita riserva del patrimonio netto fino a che la stessa non sarà pari ad 1/5 del capitale sociale.

D’altro canto, per esempio, lo statuto della società può fissare che parte degli utili non possano essere distribuiti ai soci ma destinati ad una riserva statutaria: ipotizzando che questo vincolo riguardi il 10% del risultato, si avrà la seguente situazione:

Se si osserva il patrimonio netto finale dell’anno 3, esso risulta così composto:

La ripartizione deve essere letta in modo corretto:

  • Il valore di patrimonio netto pari a 106.000 è la misura del coacervo delle attività e passività dell’impresa alla data di riferimento; la cifra non corrisponde a nessun bene specifico dell’impresa ma all’insieme degli stessi; non esiste un cassettino con l’etichetta patrimonio netto che contiene 106.000.
  • La suddivisione in voci quali capitale sociale, riserva legale, ecc. rappresenta i vincoli di legge e previsti dai soci all’eventuale distribuzione di utili o all’utilizzo dei medesimi per copertura di eventuali perdite:
    • Il Capitale sociale non è disponibile;
    • La Riserva legale e riserva statutaria sono disponibili a determinate condizioni;
    • La Riserva utili da distribuire è disponibile.