Il patrimonio netto negativo: hic sunt leones

La vita degli amministratori di società non è per persone deboli. Le responsabilità sono tante e il rischio di passi insidiosi è sempre presente. Gli articoli della serie “Hic sunt leones” illustrano pericoli da evitare. In questo articolo verrà trattato il tema del patrimonio netto negativo

Tra le situazioni deprecabili rientra il caso in cui il patrimonio netto dell’impresa si trova sotto i limiti di legge o, addirittura, negativo.

In queste condizioni, lo status di amministratore può sconfinare con facilità nell’area della propria responsabilità illimitata per i debiti della società.

E’ quindi essenziale capire presto quando si è nell’area minata della perdita del patrimonio e sapere che le alternative sono uscirne subito o pagare pesanti conseguenze.

Quando si costituisce una società i promotori dotano l’impresa dei mezzi per poter avviare la sua avventura commerciale, decidendo quale è il capitale da versare nella società.

Dal momento del versamento del capitale gli amministratori potranno usare tali risorse per svolgere l’attività: il patrimonio aziendale si trasforma passando dalla dotazione di moneta iniziale in altri fattori della produzione quali, ad esempio, prodotti da rivendere, acquisto di prestazioni di lavoro, macchinari, ecc. (si vedano gli articoli su “Bilancio” (CLICCA QUI ),“Stato patrimoniale” (CLICCA QUI ) e su “Conto Economico” (CLICCA QUI ).

Di seguito si mostra un esempio numerico mostrato in due chiavi di lettura: quella classica “stato patrimoniale” di bilancio ed un’altra, di più agevole lettura, a somma algebrica ”, facilmente derivabile dai dati di bilancio, e più comprensibile all’occhio poco allenato alla ragioneria.

Un’idea diffusa ma sviante è pensare che il “capitale sociale” di un’impresa esista come fosse un “tesoretto” custodito in banca: il capitale dell’impresa si trova nell’insieme delle attività e passività in cui si è evoluto, ed è determinato dalla somma del valore degli elementi che lo compongono.

La contabilità di impresa indica in qualsiasi momento quale
è il valore patrimonio netto totalizzando le attività (conti bancari
attivi, crediti verso i clienti, magazzino di proprietà, macchinari, impianti,
fabbricati, brevetti, ecc.) e le passività (costituite dai debiti verso banche,
fornitori, dipendenti, erario, ecc.).

Detraendo dal valore delle attività il valore delle
passività si calcola il patrimonio netto: il valore è positivo quando supera il
passivo; si ha un patrimonio netto negativo quando invece il valore delle
passività è più elevato rispetto alle attività.

Di seguito l’esempio di patrimonio netto negativo:

Si capisce così perché la Legge (e l’economia d’azienda) accendano i riflettori ogni volta che l’impresa entra nell’area vietata del “patrimonio netto negativo”. In questo caso l’impresa si troverebbe nelle condizioni di non poter pagare i debiti poiché l’attivo è sufficiente.

Le alternative per l’impresa
sarebbero le seguenti:

  • Ripristinare la positività del patrimonio netto immettendo i soci nuovi soldi (soldi propri, non creando nuovi debiti per la società)
  • Cessare l’attività sciogliendo la società  (si veda l’articolo CLICCA QUI)     

Di fatto, succede spesso che l’impresa continui l’attività,
sperando che la gestione produca gli utili che consentano di ripianare il
deficit col duro lavoro, auspicando che ciò avvenga in modo che l’equilibrio
sia ripristinato entro la redazione del bilancio d’esercizio.

E se l’azione di risanamento tarda, di frequente si assiste
al fenomeno della manipolazione dei dati di bilancio finalizzato alle speranze
di ripresa, spesso differendo nel tempo il momento della verità.

L’imprenditore deve però essere consapevole che procedere in
questo modo comporterà nei casi di insuccesso l’estensione al proprio
patrimonio personale dell’onere di copertura delle perdite della società, cui
potranno sommarsi pesanti sanzioni anche penali per il comportamento adottato.