Coronavirus: il destino delle imprese
In molti si chiedono quale sarà il destino delle imprese a seguito dell’emergenza Coronavirus.
Serve, e subito, una legislazione d’emergenza a tutela della continuità aziendale.
Questa settimana iniziano ad emergere in tutta la lo loro dirompenza le interruzioni del ciclo finanziario attivo delle imprese e alla prospettica impossibilità di far fronte ai pagamenti previsti.
In attesa dell’arrivo di improbabili contributi finanziari immediatamente disponibili, le imprese cercano di capire la disponibilità di “scudi” che consentano la gestione dell’emergenza nel rispetto delle normative.
E dal prossimo mese, usciti dalla costernazione di fronte agli effetti dirompenti del Coronavirus, gli operatori economici si troveranno costretti ad agire verso le imprese debitrici per il recupero coattivo dei crediti, avviando un ciclo di ricorsi agli strumenti legali a disposizione destinato ad autoalimentarsi.
Gli imprenditori si troveranno dal canto loro a dover scegliere se seguire i dettami di legge, “portando i libri in Tribunale”, o affrontare dure responsabilità penali nel scegliere chi pagare e chi no.
Chi cerca di aiutare le imprese in crisi sta cercando di individuare i migliori strumenti.
Qualche soluzione le imprese più avvedute e i consulenti più capaci le possono trovare.
Ma per la maggioranza degli operatori il destino, se non si fa nulla, è di essere spazzati via.
E’ indispensabile che la politica, assistita da tecnici esperti nella gestione delle crisi, individui strumenti giuridici tanto straordinari quanto innovativi.
Io penso, per esempio, a forme di moratoria estesa degli obblighi di pagamento con possibilità di selezionare i beneficiari sospendendo i criteri di par condicio su cui il nostro sistema fallimentare si basa.
L’esigenza è mantener vitale il sistema fino a che non rientrerà l’emergenza.
Poi, esaurita l’onda d’urto, si ripartirà cercando di assorbire nei dovuti tempi il rientro di tutte le posizioni